Nati negli Stati Uniti semplicemente per intrattenere i figli dei lettori dei quotidiani donandogli racconti comici, polizieschi, avventurosi per stimolarne la fantasia e facendo scattare l’inevitabile processo di identificazione che porta il lettore ad “affezionarsi” all’eroe e quindi alla testata giornalistica che li ospita.
Questo grazie a Joseph Pulitzer (quello dell’omonimo, prestigioso, premio giornalistico) che per primo dotò il suo giornale “The World” di un supplemento a colori che fece illustrare fin dal 1895 da Richard Felton Outcault che propose un personaggio un ragazzo con le orecchie a sventola e lo sguardo furbetto vestito di un lungo camicione giallo su cui sono scritte le parole che questo “Yellow Kid” pronuncia.
Fu questo il primo “eroe a fumetti” della storia. Successivamente Richerd Felton creò Buster Brown un “enfant Terrible” vestito in maniera effeminata, come era d’uso nella borghesia americana dell’epoca, capelli biondi e un grande fiocco al collo. Visto il successo di questo supplemento le altre testate si dettero battaglia proponendo personaggi a fumetti di ogni tipo al fine di conquistare più lettori. Vediamo così nascere personaggi come Bibì e Bibò di Rudolph Dirks, Little Nemo – (il ragazzo sempre alle prese con voli onirici che finivano con il farlo cadere dal letto) di Winsor McKay, Krazy Kat di George Herriman (che sarà da spunto a Walt Disney per la creazione del suo Topolino) Arcibaldo e Petronilla di George MCManus.
E in Italia? Anche noi abbiamo copiosamente contribuito a popolare di eroi il mondo pionieristico del fumetto. La maggior parte di loro apparvero sul “Corriere dei Piccoli” nato come supplemento settimanale della domenica del “Corriere della Sera”. I più famosi sono: Quadratino di Antonio Rubino, Il Signor Bonaventura di Sergio Tofano (Sto), Bilbolbul di Attilio Mussino, Sor Pampurio di Carlo Bisi, Marmittone di Bruno Angoletta.
… E questo è solo l’inizio.
Mauro D’Amico