Una sneakers vale più di una vita. Santo, anche se era uno e novanta, gli amici lo chiamavano Santino. E’ accaduto in una piazza di San Sebastiano al Vesuvio. L’amico di Santo, dicono le cronache alle quali ci affidiamo, aveva commesso l’oltraggio imperdonabile, calpestando la scarpa di un diciassettenne, sporcandola. Ne è nata una lite che Santo ha cercato di ricomporre anche quando l’ “offeso” è rientrato in macchina furioso. Santo gli si è fatto incontro per calmarlo. Per tutta risposta l’altro ha estratto una pistola dal bauletto. Ha fatto fuoco. Un colpo ha raggiunto Santo in pieno petto. Un altro ha raggiunto l’amico solo al gomito. Corsa affannosa all’ospedale. Ma non c’è niente da fare. I diciannove anni di Santo se ne vanno. Dicono che era un giovane per bene. Hanno trovato l’assassino nel quartiere Barra. Ha provato a negare, ma non è bastato. Sui social c’era anche la sua “firma” con il pollice e due dita che mimano una pistola. Purtroppo abbiamo creato una serie di “status symbol”, che sono diventati altrettanti “vitellini d’oro” per molti sbandati per i quali l’unico motivo di essere è l’apparenza, la sopraffazione, la violenza. Se una sneakers infangata produce un omicidio e un tentato omicidio ogni commento moralistico diventa superfluo.
R.M.